Panca di via
2017
Site specific project / Galleria Gentili, Firenze.
Panca di via è una interpretazione della panca esterna dei palazzi rinascimentali fiorentini che propone una riflessione sulle forme di generosità e di egoismo dell’architettura. Elemento di mezzo tra privato e pubblico, tra arredo urbano e monumento al potere, la Panca di via è un luogo di limite, un modo preciso di sostare che racconta le relazioni tra dentro e fuori urbano, tra mio e nostro.
Rielaborando la Panca di via all’interno del cortile della Galleria Gentili di Firenze riproduciamo questo limite in un contesto intimo che invita ad aggiungere al gesto della sosta urbana quello della lettura. La panca si regge su due teche di vetro che custodiscono una piccola biblioteca di testi sulle forme e sulle idee attraverso cui l’architettura ha espresso la sua generosità o il suo egoismo.
I testi compongono un discorso corale o forse riproducono una chiacchierata frugale urbana sulle opportunità che l’architettura offre nello spazio pubblico quando cede o nega qualcosa verso gli altri.
Panca di via ripete così la funzione di dispositivo di attesa e di dialogo, e propone all’osservatore di fruire l’intervento attraverso una postura che racconta come le forme dell’architettura siano esiti della visione politica delle città, in grado di produrre imprevedibilità, emozioni, relazioni sociali, di definire riconoscimento o distanze.
Panca di via (Street bench) is an interpretation of the benches on the exterior of Florentine Renaissance palaces. It offers a reflection on the forms of generosity and selfishness in architecture.
An element that lies halfway between private and public, between urban furniture and a monument to power, the Panca di via is a place of limits, a precise resting place that recounts the relationship between the inside and outside, between mine and ours.
By re-elaborating the Panca di via inside the courtyard of the Galleria Gentili, we reproduce this limit in an intimate context that invites us to add the gesture of reading to the gesture of the urban resting place. The bench is supported by two glass cases that hold a small library of works on the forms and ideas through which architecture has expressed its generosity or selfishness.
The texts create a choral discourse or perhaps reproduces a frugal urban chat about the opportunities that architecture offers in public spaces when it cedes or denies something to others.
In this way, Panca di via repeats the function of a device for waiting and dialogue. It proposes that the observer use the work through a posture that recounts how forms of architecture are outcomes of the political vision of the city, capable of producing unpredictability, emotions, social relationships, and defining recognition or distances.
Breve bibliografia sulla generosità e egoismo dell’architettura
Brief bibliography on the architecture’s generosity and egoism
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