Lanciatori di luce
2016
Piazza Bellini, Palermo
Intervento performativo nello spazio pubblico con Valentina Parlato
Tra i venditori ambulanti in Italia, una particolare categoria appare la sera nelle piazze più belle e turistiche: sono i venditori di oggetti luminosi volanti, giochi semplici e di grande effetto.
Il gioco si compone di un elastico e di un oggetto luminoso colorato.
I venditori di solito si fermano al centro delle piazze e davanti alla gente fiondano gli oggetti luminosi in alto per poi riprenderli quando planano verso terra.
Nonostante il gesto nasca per “promuovere” l’articolo, in esso ci trova una particolare bellezza e significatività per lo spazio pubblico.
Gli oggetti disegnano nel cielo nero della sera un’elegante traiettoria luminosa che fa alzare la testa ai passanti per seguirne con attenzione il volo fino a quando, alla fine della parabola, il venditore lo riprende e subito lo propone per la vendita.
Le piazze più belle e rappresentative delle città italiane sono piene di questi lanci di luce e dei loro lanciatori: segni effimeri che si confrontano con i monumenti, le sculture, le fontane, l’architettura del patrimonio storico.
La relazione tra le peculiarità sociali dei lanciatori ed i loro oggetti innesca una relazione di contrasto che è un’importante metafora degli avvenimenti sociali e politici del nostro tempo.
Inoltre le linee di luce che i lanciatori disegnano rappresentano, forse più profondamente, le singole identità oltre ogni possibile connotazione di gruppo.
Le traiettorie dei giochi luminosi sono come tentativi di segnalare la propria presenza, desideri, gesti simili ai più arcaici dell’arte, forme dell’esistenza qui ed ora a cui l’impalpabilità di cui sono fatti dona un profondo legame con la forma della vita.
Il progetto Lanciatori di luce vuole usare questo fenomeno per un intervento d’arte nello spazio pubblico.
I venditori ambulanti di oggetti luminosi vengono coinvolti in un percorso laboratoriale che mira a costruire una coreografia di gruppo. La coreografia usa le tecniche dei lanci per comporre una performance luminosa nello spazio pubblico.
I lanciatori riuniti nella stessa piazza che generalmente li vede venditori, mettono in atto una serie ordinata di lanci che produce una forma più evidente.
Il gioco diventa un’occasione per discutere delle identità sia collettive che nazionali; la danza e le coreografie del lavoro finali diventano uno strumento critico che mostra attraverso un’effimera grande visibilità, la presenza di una comunità quasi invisibile.
A specific category of salesmen appears in the evening on the most beautiful and touristic Italian squares. They sell “light objects”, really pretty and visible games made of an elastic and a small colored led light bulb.
These vendors are used to stop in the middle of the square and sling their light objects to the sky grabbing back them while they are softly planning to the ground.
Even thought they do that for “promoting” what they are selling, into their gesture there is a kind of beauty and a meaning for public space.
The light objects draw a shining trajectory trough the evening black sky making pass by people raise their gaze. Following the light trajectory salesmen take their objects and immediately try to sell them.
The most beautiful and meaningful Italian squares are filled of these launches and their throwers. Those ephemeral signs relates with monuments, sculptures, fountaines, architectures and other historical heritage components.
Pitcher’s specific social conditions trigger an ambivalent and symbolic relationship with the cultural environment, deeply meaningful for our time political and social happenings.
Also throwers’ light lines represent, maybe more meaningfully, every one of them, every single identity beyond any kind of group connotation. Light trajectories are a kind of attempts to state a being, maybe also shapes of wills, archaic artistic gestures whose impalpability creates a deep bond with meaning of life.
Light Throwers project uses this phenomenon for a public space intervention.
Salesmen are involved in a workshop process oriented in creating a choreography. That choreography uses the pitcher’s technique to create a light performance in public space.
Pitchers are invited to perform what they usually do in the same square, stressing their gestures, amplifying the shape, making it more evident.
Game becomes an occasion to discuss about public identities; dance and choreography become a critical tool to show though an “ephemeral great visibility” the quasi-invisible community presence.