Lucem demonstrat umbra
2013
Villa Romana, Firenze
Installazione, incisione su specchio Ø 50 x 80 cm
Una riflessione sul tempo che mette a confronto la sua misurazione ciclica ad una visione lineare.
Creando un ossimoro tra materiali e forme, lo specchio annulla la leggibilità convenzionale ciclica della meridiana orizzontale e trasforma quel tipo di lettura (che ne giustifica la posizione orizzontale) in strumento di rilevazione continua dello scorrere degli attimi e della loro inafferrabile non replicabilità.
A questo principio, nel gioco degli opposti, il basamento di specchio associa un ulteriore contrapposizione che giustifica la dimensione scultorea del lavoro.
Specchiando la terra, grazie alla sua leggera inclinazione, il basamento aggiunge allo specchio rivolto al cielo una condizione immanente dello scorrere del tempo.
Il lavoro è stato pensato appositamente per gli spazi di Villa Romana a Firenze e ne è entrato a fare parte della collezione permanente.
La sua posizione nel grande ed articolato giardino della Villa deriva da una lettura dello spazio che vuole esaltare la silenziosità dell’intervento, la sua invisibilità come presenza celata che nel suo rivelarsi svela una condizione esistenziale dell’uomo, presente ed effimera come l’opera nel giardino.
An reflection on time that compares its cyclic measurement with a linear vision.
Creating an oxymoron between materials and forms, the mirror erases the conventional cyclic legibility of the horizontal meridian, and transforms that kind of reading (which justifies the horizontal position) into an instrument for the continual detection of the flow of moments and their ungraspable non-replicabililty.
In the play of opposites, the mirror base associates with this principle a further opposition that justifies the sculptural dimension of the work.
By mirroring the ground due to its slightly angled position, the base adds to the mirror facing towards the sky an immanent condition of the flow of time.
The work was conceived specifically for Villa Romana and has become part of the permanent collection.
Its position in the Villa’s large, carefully arranged garden stems from a reading of the space that seeks to accentuate the quietness of the intervention, its invisibility as concealed presence which, in showing itself, reveals an existential human condition, as present and ephemeral as the work in the garden.